Anoressi Nervosa

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I disturbi dell’alimentazione (DCA) possono essere definiti come persistenti disturbi del comportamento alimentare o di comportamenti finalizzati al controllo del peso, che danneggiano la salute fisica o il funzionamento psicologico e che non sono secondari a nessuna condizione medica o psichiatrica conosciuta.

Al di là dei criteri diagnostici che verranno descritti, la psicopatologia specifica e centrale dei DCA è l’eccessiva importanza attribuita all’alimentazione, al peso, alle forme corporee e al loro controllo nella valutazione di sè.
Infatti, mentre la maggior parte delle persone si valuta sulla base delle prestazioni che percepisce di eseguire in vari domini della sua vita (ad esempio, la qualità delle relazioni, della prestazione al lavoro, dei risultati sportivi), quelle con disturbi dell’alimentazione giudicano il loro valore largamente, e in alcuni casi esclusivamente, in termini di alimentazione, peso, forma del corpo e loro controllo.

L’espressione più caratteristica è l’estrema preoccupazione per il peso. Le persone con disturbi dell’alimentazione si pesano frequentemente e di conseguenza sono preoccupate per le minime variazioni di peso; altre invece evitano totalmente di pesarsi e mantengono la paura nei confronti del peso.

Un’altra espressione è la preoccupazione per la forma del corpo che spiega i continui comportamenti di check del corpo, come ad esempio scrutinare parti del corpo allo specchio, prendere in mano le pieghe del grasso, misurare parti del corpo, confrontare il proprio corpo con quello di altre persone.

A volte la psicopatologia specifica si manifesta con un vero disprezzo nei confronti del proprio corpo che si esprime attraverso l’evitare di guardare il proprio corpo o di esporre parti del corpo alla vista degli altri.
Altre espressioni della psicopatologia specifica sono il sentirsi grasso, gonfio e pieno, la continua ricerca della magrezza e la paura di ingrassare che non si mitiga con la perdita di peso.
La psicopatologia specifica spiega anche i comportamenti finalizzati a modificare il bilancio energetico adottati dalle persone con disturbi dell’alimentazione come, ad esempio, le regole dietetiche estreme e rigide, l’attività fisica eccessiva e compulsiva, il vomito auto-indotto e l’uso improprio di lassativi e diuretici. Il successo nel seguire le regole dietetiche estreme e rigide produce una situazione di restrizione dietetica calorica e di sottopeso che si associa alla comparsa di caratteristici sintomi da denutrizione. Spesso, però, le regole dietetiche, proprio perché sono estreme e rigide, vengono rotte e si verificano gli episodi bulimici che, anche se sono seguiti da comportamenti di compenso, ad esempio il vomito auto-indotto, mantengono una situazione di bilancio energetico in pareggio. Questa situazione, chiamata restrizione dietetica cognitiva, ma non calorica, è tipica delle persone con disturbi dell’alimentazione non sottopeso.
Oggi il mondo scientifico è concorde nel ritenere che i DCA siano determinati da una concomitanza di fattori, che possono interagire variamente e diversamente, e che si distinguono in fattori predisponenti o di rischio, fattori scatenanti o precipitanti e fattori perpetuanti o mantenenti la malattia.

Tra i fattori predisponenti o di rischio sono compresi tutti quei fattori di tipo individuale, familiare e culturale che aumentano il rischio e quindi la probabilità di sviluppare un DCA.

I fattori di rischio individuali per i DCA sono il genere (femminile), l’età (adolescenza e prima giovinezza), essere stati in sovrappeso nell’infanzia e avere fatto diete dimagranti.

Fattori individuali sono anche alcune caratteristiche psicologiche, come i tratti ossessivi di personalità, la bassa autostima nucleare e il perfezionismo patologico; il rifiuto del corpo adulto e della sessualità; la cattiva relazione con l’adulto di riferimento; la distorsione dell’immagine corporea e un cattivo rapporto con il cibo, appreso fin dall’infanzia.

Si ammette la probabile influenza di un clima familiare in cui esiste una particolare attenzione per la cura dell’aspetto fisico e dell’alimentazione. Inoltre è stata rilevata una relazione significativa tra l’insoddisfazione del proprio aspetto fisico di uno dei due genitori e la presenza di un atteggiamento analogo nelle figlie femmine. Un altro rilievo è quello della presenza di atteggiamenti ipercritici e ossessivi nelle famiglie di ragazze anoressiche.

Sulle caratteristiche individuali e familiari intervengono, poi, i valori socioculturali tipici del mondo occidentale, come la competitività, la richiesta di prestazioni straordinarie e l’esaltazione della magrezza.

Fattori scatenanti o precipitanti sono i diversi eventi della vita che possono favorire l’inizio della malattia. Si è visto che l’esperienza di una dieta dimagrante, nei soggetti predisposti, rappresenta un fattore scatenante di grande importanza.

Gli altri eventi chiamati in gioco non risultano molto diversi da quelli riportati per l’inizio di altre malattie psichiatriche e questo dato mette in risalto l’importanza dei fattori predisponenti per la comparsa del sintomo alimentare. Nella maggior parte dei casi gli eventi stressanti sono rappresentati da: separazioni e lutti, alterazioni dell’equilibrio familiare, esperienze sessuali, una malattia fisica acuta o un trauma accidentale.

Un evento comunque spesso presente è l’esperienza dei cambiamenti puberali vissuti in modo traumatico.

I fattori di mantenimento sono rappresentati da tutti quegli eventi che influiscono sul rafforzamento e sul perpetuarsi della patologia, una volta che questa si sia instaurata. E’ molto importante tenere in debita considerazione questi aspetti, poiché gli interventi vanno indirizzati proprio alla riduzione di questi fattori.

Essi sono rappresentati da tutti quei pensieri, preoccupazioni o vere e proprie convinzioni, emozioni e comportamenti, che si possono definire disfunzionali, in quanto contribuiscono a mantenere attivo la lo schema di autavalutazione disfunzionale di sé, che è la psicopatologia specifica e centrale dei DCA, ovvero l’eccessiva importanza attribuita al cibo, al peso e alle forme corporei e al controllo di essi nella valutazione di sé.

Tra questi rivestono particolare importanza pensieri, preoccupazioni e convinzioni disfunzionali del tipo “E’ importante essere magri”, “Se sono grasso, non sarò mai amato”, “Devo fare di tutto per essere magro” ecc, comportamenti come le abbuffate, la dieta ferrea, i comportamenti di compenso, i comportamenti di controllo del cibo (es. controllare le etichette dei cibi o contare le calorie), i comportamenti di controllo e di evitamento legati al corpo (es. pizzicarsi varie parti del corpo per misurare il grasso o evitare di guardarsi allo specchio) e le sensazioni di essere pieno o grasso.

Fattore di mantenimento del DCA è anche la tendenza ad isolarsi, che è conseguenza della difficoltà di condividere con gli altri le proprie preoccupazioni relative all’aspetto fisico e le occasioni di incontro, caratterizzate dall’andare a mangiare qualcosa insieme, che diventano, per questo tipo di soggetti, fonte di eccessiva ansia.

Un ulteriore fattore di mantenimento comune ai DCA è costituito dalla risposta familiare al problema, che può portare al perpetuarsi della condizione. Infatti una maggiore attenzione e protezione da parte dei familiari non può produrre altro che il mantenimento della sintomatologia.

Tratto da “I disturbi del comportamento alimentare”, di I. Senatore, Franco Angeli, 2013.

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Criteri diagnostici dell’anoressia nervosa

Anoressia Nervosa (AN)
Per fare diagnosi di Anoressia Nervosa (AN), il DSM IV TR richiede che siano presenti tutti e 4 i seguenti criteri diagnostici:

A. Rifiuto di mantenere il peso corporeo al di sopra o al peso minimo normale per l’età e la statura (perdita di peso che porta a mantenere il peso corporeo al di sotto dell’85% rispetto a quanto previsto, oppure incapacità di raggiungere il peso previsto durante il periodo della crescita in altezza, con la conseguenza che il peso rimane al di sotto dell’85% rispetto a quanto previsto).

B. Intensa paura di acquistare peso o di diventare grassi, anche quando si è sottopeso.

C. Alterazione del modo in cui il soggetto vive il peso o la forma del corpo, o eccessiva influenza del peso e della forma del corpo sui livelli di autostima, o rifiuto di ammettere la gravita della attuale condizione di sottopeso.

D. Nelle femmine dopo il menarca, amenorrea, cioè assenza di almeno tre cicli mestruali consecutivi. (Una donna viene considerata amenorroica se i suoi cicli si manifestano solo a seguito di somministrazione di ormoni, per esempio estrogeni).

Specificare il sottotipo:
Con Restrizioni: nell’episodio attuale di Anoressia Nervosa (AN) il soggetto non ha presentato regolarmente abbuffate o condotte di eliminazione (per es. vomito autoindotto, uso inappropriato di lassativi, di diuretici o di enteroclismi).
Con Abbuffate/Condotte di Eliminazione: nell’episodio attuale di Anoressia Nervosa (AN) il soggetto ha presentato regolarmente abbuffate o condotte di eliminazione (per es. vomito autoindotto, uso inappropriato di lassativi, di diuretici o di enteroclismi).

E’ criterio diagnostico essenziale, nei soggetti di sesso femminile in fase post-puberale, l’amenorrea, cioè l’assenza di almeno tre cicli mestruali consecutivi. Dal punto di vista statistico, l’anoressia si manifesta soprattutto nelle femmine (93% dei casi), mentre fino a dieci anni fa si riportavano indicazioni molto prossime al 99%: l’anoressia maschile è quindi una realtà in crescita. Le ricerche su campioni di diverse popolazioni hanno dimostrato incidenze che vanno da un caso su 800 a uno su 100 ragazze di età tra i 12 e i 18 anni. Alcuni studi dimostrano un progressivo abbassamento dell’età in cui si manifesta, con casi di anoressia anche a 8-9 anni.

L’anoressia nervosa si presenta all’inizio come il desiderio di intraprendere una dieta dimagrante da parte di persone, per la maggior parte donne, in leggero sovrappeso, che affermano di sentirsi notevolmente grasse. Accade che, al contrario delle molte persone che intraprendono diete dimagranti e dopo poco perdono l’entusiasmo, questi soggetti continuano a seguire in modo inflessibile le norme dietetiche adottate e a restringere progressivamente l’alimentazione.
All’inizio della dieta i soggetti provano una forte fame, ma imparano ben presto a controllare questo stimolo e a sentirsi per questo forti d’animo, come se lo spirito trionfasse sulla carne. Potremmo dire che imparano ad attribuire alla fame e al calo di peso un forte valore di rinforzo, mantenendo invece come punizione estrema l’immagine del proprio corpo gonfio e grasso. Forti di queste convinzioni, la perdita di peso viene considerata come una straordinaria conquista e un segno di autodisciplina ferrea, mentre l’aumento diviene una perdita inaccettabile delle capacità di autocontrollo. Il soggetto anoressico è proteso alla spiritualità e alla purezza, desidera attenzioni ma guai all’essere toccato. Sembra trarre dal proprio digiuno e dimagrimento una sferzata di energia, è attiva in tutti i campi, raramente sta seduta o ferma. L’obiettivo è di non cedere e di dimostrare sempre la propria forza.

Vi è l’idea che se si è magri, si sarà accettati e si sarà onnipotenti. In realtà tutti i comportamenti che verranno attuati per raggiungere questi obiettivi non faranno che accrescere l’isolamento, il malessere e il senso di diversità. Il soggetto generalmente giunge all’osservazione medica sotto pressione dei familiari quando la perdita di peso si fa marcata. Se è il soggetto stesso a chiedere aiuto, di solito avviene per il disagio relativo alle conseguenze somatiche e psicologiche del disturbo: raramente infatti questi individui risultano preoccupati per il dimagrimento di per sé.

FILM SULL’ANORESSIA
“Maledimiele” di Marco Pozzi

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Al centro la storia di Sara, una quindicenne che cade nel tunnel dell’anoressia, in maniera lenta e inesorabile. Parte dalla classica dieta per raggiungere la taglia considerata perfetta, ma poi le cose le scappano di mano e si ritrova imprigionata in un meccanismo mentale e fisico perverso, che la spinge a cercare ogni stratagemma per perdere peso.

“Chi si ammala di anoressia è schiavo di un tiranno senza volto che esige sottomissione incondizionata. Mentre si scarnifica, un’anoressica si fa bella corteggiando la morte” – ha dichiarato il regista – “I sintomi dell’anoressia costituiscono un linguaggio del corpo che reclama ascolto, ma nella fretta del quotidiano non c’è tempo per vedere il dolore dell’altro. Nella società dell’abbondanza un’anoressica si lascia morire di fame: forse il troppo di tutto si sta trasformando in troppo di niente”

Anoressia

Ci sono passata anch’io ieri
In quel male di vivere, paura di crescere, incomprensione, evasione
Desiderio di fuga dal mondo
Ansia che ti toglie il respiro
Allora lei è lì, ha trovato terreno fertile
Resta in agguato, pronta a saltare addosso
Ad impossessarti della tua mente, del tuo male di vivere, della tua vita
S’insinua perfidamente, illusione di dieta
Per prendersi il totale controllo della tua mente
Si impadronisce di te
Lei ti impone di non nutrire il tuo corpo
che vedi morire come foglia staccata dal ramo
Anoressia,
La tua immagine allo specchio riflette la tua ombra
Quel che resta di te, occhi spenti di una dignità ferita
Un duello fra il bene ed il male
Allora capisci che
La vita va vissuta in tutti i suoi aspetti
Nei giorni di sole, di sale e di nubi pesanti
Caduta nella polvere, mi sono rialzata
Ho guardato la vita negli occhi
Lei era lì che mi stava aspettando
Mi ha perdonata e mi ha ripresa per mano.
LAURA MARCHETTI
(http://www.poesieracconti.it/poesie/opera-51240)